Sommario
Christmas Blues, Sindrome del Grinch, Holidays Blues o Sindrome del Natale, appunto: diversi sono i modi per definire un particolare stato d’animo che in questo periodo dell’anno caratterizza il vissuto emotivo e affettivo di tantissime persone.
L’esistenza di questa sindrome è stata accertata dall’Eurodap (Associazione Europea Disturbo da Attacchi di Panico). In uno studio è stato fatto un sondaggio tra 1100 persone di età compresa tra i 20 e i 60 anni: il dato ottenuto dimostra che il 70% delle persone vive il periodo delle festività natalizie senza alcun tipo di aspettativa positiva o di entusiasmo.
Sebbene sia importante chiarire che la Sindrome del Natale non è inquadrata come un disturbo psicologico individuabile sui manuali psicodiagnostici, sono tanti i sintomi e le emozioni con le quali molte persone fanno i conti, in questo momento dell’anno: malinconia, ansia, tristezza, apatia, stress, inquietudine, apatia, pessimismo, irritabilità, rabbia, vergogna, sbalzi d’umore. Il Natale si presta molto facilmente a forme di idealizzazione portate avanti dalle tradizioni e incentivate dai media, dal cinema e dai social. Questo rende più difficile il saperlo affrontare con una lente adeguata e non distorta che ci permetta di leggerlo in modo realistico.
In persone che arrivano al periodo natalizio con delle forme depressive o ansiose già presenti, spesso queste si possono acuire. In questi casi, quindi, le festività non faranno altro che amplificare una sintomatologia già esistente.
Il Disturbo Affettivo Stagionale
È importante non confondere tutta questa serie di sintomi, tipici della Sindrome del Natale, con il Disturbo Affettivo Stagionale. Nel primo caso i sintomi si risolvono con la fine delle festività mentre nel secondo perdurano. Una delle cause di questo perdurare è dovuta alla minor produzione di alcuni neurotrasmettitori, tra i quali la serotonina, che durante il periodo invernale, vanno a incidere profondamente sul tono dell’umore, raggiungendo il picco proprio nei mesi invernali.
I fattori che incidono sulla Sindrome del Natale
Ci sono diversi fattori che durante il periodo natalizio possono far emergere queste emozioni negative:
- Gli obblighi sociali: cene e aperitivi di auguri o il dover contattare persone che solitamente si sentono solo in queste occasioni, possono creare stress in tutte le persone che soffrono di ansia o che sono particolarmente timide. È più probabile che queste avvertiranno maggior fatica e frustrazione nelle interazioni sociali;
- Il dover fare dei regali può generare ansia da prestazione a causa dell’esigenza di voler fare acquisti adeguati alle aspettative. L’aspetto smaccatamente consumistico del Natale è mal tollerato da molti. Inoltre, chi si trova in difficoltà economiche può sentirsi inadeguato o in difficoltà nel dover ricambiare dei regali;
- La difficoltà di alcune persone nel rapporto con il cibo possono impattare pesantemente sull’umore, in un momento dell’anno in cui per definizione “abbondanza”, in cucina, è la parola d’ordine. Chi soffre di un disturbo alimentare può vivere con grande ansia il dover mangiare in presenza di altre persone;
- Per alcuni il Natale arriva in un momento particolarmente difficile perché si stanno confrontando con un lutto, una separazione, una crisi di coppia. Le tavole imbandite, le riunioni di famiglia, le cene, un tempo felici e serene, sono ora momenti tristi e carichi di nostalgia e possono diventare un luogo molto scomodo per chi deve fare i conti con la fine di qualcosa. Infatti la malinconia è resa più intensa dal fatto che il Natale, come tutte le tradizioni, si caratterizza per la sua ritualità. I riti nelle tradizioni popolari sono molto importanti poiché permettono alla mente dell’individuo di mettere dei punti fermi e danno una percezione di continuità all’interno della nostra vita, sostenendo il proprio senso di identità. Per essere tali, però, i riti devono ripetersi rispettando sempre le stesse modalità e avendo le medesime caratteristiche. Quando qualcuno muore o ci lascia il rito “entra in crisi”; il senso di perdita dà origine ad una forma di tristezza che ha le caratteristiche di una depressione malinconica. Quest’ultima è caratterizzata da un forte abbassamento dell’umore con una conseguente incapacità di riuscire a provare piacere da eventi positivi. In questi casi è importante darsi il permesso di riconoscere e di vivere il dolore, di accogliere le proprie emozioni e di condividere la propria sofferenza, senza la paura di essere giudicati;
- Chi non vive una situazione fatta di armonia e serenità con la famiglia d’origine potrebbe provare frustrazione nel doverla frequentare in quei giorni, nel doversi reimmergere in dinamiche che spesso portano in luce sentimenti sgradevoli o ancora, potrebbe provare invidia per chi vive una situazione di maggior tranquillità e affronta il Natale con maggior serenità;
- La solitudine è un altro importante fattore; lo è sempre e a maggior ragione in questo periodo. Molte persone, infatti, sono sole per le ragioni più varie: anziani, individui fragili, persone che vivono ai margini della società, in contesti di estrema povertà. Durante tutto l’arco delle festività natalizie queste persone possono vivere con maggiore sofferenza la propria condizione di solitudine;
- Il Natale, arrivando nella parte conclusiva dell’anno, è per definizione, un momento di bilanci. Chi si trova nella condizione di dover fare i conti con mete e obiettivi non raggiunti e con una valutazione insoddisfacente dell’anno trascorso, può vivere sentimenti di tristezza e frustrazione.
La grande ambivalenza che si vive è spesso causa del disagio. Il Natale è preceduto da grandi preparativi e tutto è circondato da contesti e situazioni che rimandano a un senso di positività, di bontà, di fratellanza, di altruismo e generosità. Simbolicamente ha un valore molto forte nel ricordarci che è quasi d’obbligo essere felici, sorridenti e accomodanti con familiari e amici. Culturalmente ci viene tramandato un chiaro messaggio: “a Natale devi essere felice”; questo, in molte persone, genera senso di colpa e il sentirsi “fuori luogo” per il fatto di non provare tutta questa positività e ciò amplifica alcuni vissuti interiori. Si viene, insomma, a creare una dissonanza tra quello che sentiamo e quello che “dovremmo sentire”. Si viene a creare una sorta di “corto circuito esistenziale” e il Natale rischia di essere un trigger che innesca un profondo stato di inadeguatezza, scaturito dal non riuscire a sintonizzarsi con il clima festoso e allegro che lo caratterizza. Se per alcuni, come abbiamo detto, l’arrivo della fine dell’anno porta con sé la speranza di poter cancellare tutti gli errori commessi durante l’anno precedente e di raggiungere finalmente i propri obiettivi, per molte persone rappresenta invece un momento che li costringe a fare i conti con la fastidiosa sensazione di non aver fatto abbastanza e che stimola un’ondata di ansia e paura rispetto alle proprie prospettive future.
Insomma, l’impressione che invade sempre più persone è quella che si tratti di una “festa imposta”, in cui sentimenti come l’altruismo, la felicità, la spensieratezza e il desiderio di vicinanza non derivino più da fattori individuali, ma che siano obbligatori per qualsiasi essere umano, come ci ricordano costantemente non solo tutte le persone che incontriamo, ma anche banalmente le pubblicità, i film natalizi e i messaggi che invadono i media in questo periodo.
Lo studio dell’Università di Copenaghen
Il fenomeno è tanto diffuso da essere diventato focus di diversi studi, volti a palesare i meccanismi psicologici sottostanti. In particolare, uno studio realizzato dall’Università di Copenaghen ha evidenziato come esista un’area del cervello che in alcune persone si attiva specificamente nel periodo natalizio, probabilmente deputata a codificare le sensazioni piacevoli connesse alla festività, mentre per altri soggetti questa rimane silente. Gli autori hanno evidenziato come quest’area non si attivi soprattutto nei casi in cui i soggetti abbiano sperimentato in passato sensazioni avverse in prossimità del Natale. In alcuni casi, sensazioni come avversione e antipatia prendono il posto della felicità e della spensieratezza. Ciò, in breve, vuol dire che non c’è motivo di sentirsi in colpa o inadeguati se sentiamo affiorare sensazioni simili mano a mano che il Natale si avvicina, poiché potrebbe essere che il nostro cervello non elabori tale festività come quello di altre persone.
In ambito psicologico è noto che l’arrivo del Natale porti con sé un peggioramento per molti pazienti, soprattutto per coloro che soffrono di disturbi dell’umore e che combattono con l’abuso di sostanze. È dimostrato che sembrerebbe esserci una diretta correlazione tra il periodo natalizio e l’aumento di alcuni tipi di psicopatologia. In generale, tra le implicazioni psicologiche delle feste natalizie possiamo trovare, in alcuni soggetti, un aumento dello stress, sentimenti di pesantezza, depressione e ansia, aumento di senso di colpa, inadeguatezza e problemi connessi alla propria autostima. Tali sensazioni tendono inoltre a manifestarsi in modo ambivalente, poiché accompagnate dalla forte frustrazione di non sentirsi esattamente come invece ci si dovrebbe sentire in questo periodo.
Come affrontare la Sindrome del Natale
Ciascuno di noi, di fronte alla consapevolezza delle sensazioni spiacevoli che il Natale ci provoca può attrezzarsi per prevenire tale disagio e facilitare il passaggio di questo periodo, soprattutto perché lasciarsi invadere da tali sentimenti potrebbe, per alcuni, provocare un importante danno a livello psicologico.
Dunque, come è meglio intervenire? Se il disagio dovesse essere particolarmente importante sarebbe meglio rivolgersi ad un professionista della salute mentale, quale uno psicologo o uno psicoterapeuta, che possa aiutare a contenere i sentimenti negativi connessi alle festività e a fornire una spiegazione più completa di cosa vi sia alla radice di questo disturbo. Ci sono però alcune soluzioni che ciascuno di noi può adottare per evitare di cadere nel tipico burnout natalizio.
In primis, è importante affrontare le feste natalizie tenendo in considerazione i propri valori e preferenze, provando a viverle in un modo che sia il più coerente possibile con il nostro sentire interiore, evitando alcuni errori: in tal senso, chi soffre l’aspetto eccessivamente consumistico del Natale potrebbe optare per doni più significativi a livello simbolico in alternativa ad altri dall’elevato valore materiale vivendo le feste in maniera più moderata e cercando di evitare situazioni sfarzose ed affollate.
Anziché sottoporsi a rimpatriate e riunioni di famiglia che lasciano l’amaro in bocca, si potrebbe optare per passare le feste con chi realmente ci rende felici, in un luogo dove davvero ci si senta “a casa”, anche se potrebbe voler dire rinunciare a una tavola imbandita e alle tradizioni di una vita.
Anziché rimuginare su tutto ciò che non abbiamo ottenuto nel corso dell’anno, può essere utile stilare una lista dei buoni propositi cercando di soffermarsi su ciò che di buono è stato realizzato nell’anno che se ne va, facendo mente locale su tutte le esperienze piacevoli che abbiamo vissuto (anche se la nostra percezione sia in favore di quelle negative). È comunque fondamentale tenere a mente l’importanza di aprirsi con gli altri e di condividere questi pensieri con chi ci circonda, mettendo da parte la paura di sentirsi incompresi: potremmo invece trovare conforto e comprensione in un nostro caro che magari sente le stesse cose. È importante accantonare la visione idealizzata di questa festa per accogliere invece un punto di vista più equilibrato che tenga conto dei difetti, oltre che dei pregi, che caratterizzano ogni aspetto della nostra vita. È opportuno fare una analisi il più possibile costruttiva e scevra da sensi di colpa, per individuare cause e motivi di eventuali insuccessi o traguardi non raggiunti, per provare a trovare nuove strategie per affrontare il nuovo anno. Cercare di interrompere il circolo vizioso dei giudizi autoimposti e facilitare la formazione di un “circolo virtuoso” che aiuterà il nostro cervello a percepirsi più “soddisfatto” è di primaria importanza per affrontare al meglio questo periodo.