In psicologia, il termine gaslighting si riferisce ad una specifica forma di manipolazione attraverso la quale un individuo mette in atto numerose strategie nel tentativo di portare un’altra persona, o un gruppo di persone, a mettere in discussione i propri ricordi, la realtà che li circonda o addirittura la loro salute mentale. Le vittime del gaslighting vengono dunque manipolate affinché mettano in discussione le proprie abilità cognitive, la validità delle loro emozioni e, più in generale, la propria identità e il valore personale. Siamo in presenza di una forma grave di perversione messa in atto all’interno della relazione.

“Avanti, non ho mai detto una cosa del genere”, “Mamma mia, non ti si può dire niente, sei ipersensibile!”, “Non capisco perché devi sempre farne una questione di Stato”, “Sembri pazzo quando fai così”,  “Stavo solo scherzando, hai frainteso quello che ho detto”, “Non è successo proprio niente, credo che tu stia esagerando”, “Cresci”, “Le persona parlano alle tue spalle, te lo dico per il tuo bene”, “Sei una persona sgradevole e che ti piaccia o meno anche gli altri la pensano come me”

Queste sono solo alcune delle possibili frasi che una vittima di manipolazione psicologica può sentirsi rivolgere. Se vi è capitato che un partner, un collega di lavoro, un familiare o chiunque altro con cui avevate una relazione importante vi dicesse cose simili, tanto da portarvi a chiedervi se forse non siate stati voi a sbagliare, nonostante le numerose prove a favore del fatto che non sia così, potreste essere stati vittime di gaslighting.

In un primo momento la manipolazione può essere molto subdola e apparire innocua, ma con il passare del tempo le parole del perpetratore potrebbero avere un effetto decisamente deleterio sulla vittima, arrivando a minare il suo benessere. Questo fenomeno, che nell’ambito della psicologia viene considerato una forma di abuso psicologico, si manifesta, solitamente, all’interno di una relazione intima o sentimentale, ma può avvenire anche all’interno di relazioni familiari, lavorative, o addirittura essere messa in atto da personaggi pubblici; a prescindere dalla natura del rapporto, generalmente il gaslighting avviene all’interno di una relazione in cui vi è uno squilibrio di potere tra i due membri, in cui il perpetratore è così importante per la vittima che quest’ultima non rischierebbe mai di adirarlo mettendo in discussione quanto dice, per la paura, così facendo, di perderlo.

L’origine del termine gaslighting

Il termine deriva dal film del 1944 Gas Light, in cui viene raccontata la relazione abusante tra un marito, Gregory, e sua moglie, Paula. Paula è una donna estremamente devota al marito che, durante il corso del film, viene manipolata da lui a tal punto da non riuscire più a fidarsi della propria percezione della realtà.

Nonostante siano perfettamente consapevoli che le cose sono andate in un certo modo, le vittime di gaslighting sono costrette a confrontarsi con un assurdo dilemma: è vero quello che vedo? È reale quello che sento?

Qualcuno di estremamente importante istilla in loro il dubbio che percezioni, ricordi e idee siano in realtà errate. Questo produce un senso di dissonanza cognitiva emotivamente molto carico: infatti, pensare di non poter fare affidamento sulla propria lettura e percezione degli eventi porta le persone a mettere in dubbio il loro esame di realtà arrivando a comprometterne il senso di autoefficacia e di autostima. Un’esposizione prolungata a questo tipo di pensieri, col passare del tempo, potrebbe indurre un forte stato di confusione nella vittima, fino all’esordio di sintomi ansiosi, depressivi o addirittura psicotici.

Riconoscere e prevenire la manipolazione

Una delle modalità più efficaci per prevenire che la situazione degeneri a tal punto è la prevenzione: essendo una modalità che si manifesta, solitamente, nell’ambito delle relazioni intime (difficili da interrompere quando assumono un significato emotivo importante), è fondamentale conoscere le modalità dei “persecutori”. Il gaslighter agisce con lo scopo di mantenere potere all’interno della relazione e di controllare la vittima, mentre la vittima consente a quest’ultimo di compromettere il suo “senso di realtà” perché è all’interno di un processo di idealizzazione del manipolatore ed è dipendente dalla sua approvazione. Individuare i segnali che rivelino una manipolazione psicologica in atto nei nostri riguardi è importante al fine di bloccare il fenomeno sul nascere.

Secondo il dott. Robin Stern, uno degli autori più prolifici in materia, tra i segni più comuni tra le vittime di gaslighting troviamo:

  • Sensazione che non si è più la stessa persona che si era un tempo;
  • Essere più ansiosi e meno sicuri si sé rispetto ad una volta;
  • Preoccupazione frequente di essere troppo sensibili;
  • Sensazione che tutto ciò che si sta facendo è sbagliato;
  • Attribuirsi sempre le colpe quando qualcosa va storto;
  • Avere l’impressione che qualcosa non va, ma non essere in grado di identificarlo precisamente;
  • Chiedere spesso “scusa”;
  • Mettere in dubbio frequentemente la validità della propria risposta al proprio partner (es. domandarsi se si è troppo duri o non abbastanza affettuosi);
  • Giustificare il comportamento del proprio partner ed evitare di fornire troppe informazioni ad amici e parenti per evitare che questi possano avviare un confronto relativamente al suo comportamento;
  • Sentirsi isolati dalla propria famiglia e dai propri amici;
  • Avere sempre più difficoltà nel prendere una decisione;
  • Sentirsi senza speranze e sentire un crescente senso di mancanza di piacere nello svolgere attività che prima entusiasmavano.

Tutti questi sintomi si manifestano comunemente anche nel quadro di un disturbo depressivo o ansioso; in questi casi, però, i sentimenti di svalutazione e di scarsa autostima derivano da un malessere insito nella persona stessa.

Nel caso del gaslighting, invece, questi sentimenti sono direttamente dovuti ai tentativi di un’altra persona o di un gruppo di persone di minare il “senso del sé” delle vittime. Se questi sentimenti derivano prettamente dalle interazioni con una persona in particolare, mentre non avvengono quando si interagisce con il resto del mondo, questo potrebbe essere un chiaro sintomo che la natura del disagio risiede proprio in quella relazione.

Così come è importante fare riferimento ai sintomi e agli stati d’animo della vittima, è altrettanto rilevante poter individuare i segnali di avvertimento tipicamente riscontrabili nei perpetratori del gaslighting.

La dott.ssa Patricia Evans ne ha individuati 7:

  • Celare alla vittima informazioni importanti;
  • Modificare le informazioni a disposizione della vittima così che coincidano con il punto di vista del perpetratore;
  • Sminuire alcune informazioni;
  • Usare forme di abuso verbale, solitamente sotto forma di battute;
  • Bloccare e sviare l’attenzione della vittima da fonti esterne, quali familiari o amici;
  • Banalizzare il valore personale della vittima;
  • Sminuire la vittima, indebolendoli progressivamente e indebolendo i loro processi cognitivi.
gaslighting

Le 3 fasi del gaslighting

Sono 3 le fasi in cui, solitamente, si sviluppa ed evolve il gaslighting. Queste sono precedute da un periodo iniziale, generalmente gradevole, in cui la vittima è al centro delle attenzioni del manipolatore e non percepisce minimamente, ancora, quello che succederà successivamente. È proprio in questo momento, però, che il gaslighter individua i punti deboli della vittima mandando messaggi contraddittori che iniziano a far vacillare la sua autostima e ad alimentare la sua dipendenza dal persecutore.

Successivamente, come già detto, si susseguiranno 3 momenti:

  • Fase 1: l’idillio iniziale è finito e la vittima non riesce a comprendere più il manipolatore. La comunicazione risulta fortemente compromessa e distorta e la relazione inizia ad essere abitata da lunghi silenzi che si alternano a litigi sfiancanti. La vittima inizia, in questa fase, a provare un senso di profonda confusione e di incredulità;
  • Fase 2: la vittima prova a difendersi e tenta di persuadere il gaslighter del fatto che quello che sostiene non corrisponde al vero. È come se si sentisse in dovere di perseguire un compito molto importante: far cambiare idea all’abusante;
  • Fase 3: iniziano a palesarsi sintomi depressivi e la vittima non è più sicura della veridicità delle proprie convinzioni. Inizia a credere che la verità sia quella del manipolatore e inizia a diventare sempre più fragile, insicura, suggestionabile, aprendo il campo ad una dipendenza totale nei confronti del gaslighter che ora è del tutto idealizzato.

Come agisce il manipolatore

Per riassumere, le strategie dei gaslighter consistono sovente nel:

  • Celare (oggetti, eventi o informazioni che possano essere possibili prove di ciò che ha fatto)
  • Cambiare (un aspetto della vittima, il suo modo di vestire, il suo comportamento. Tutto è volto a rendere la vittima il più possibile vicina alla sua fantasia)
  • Controllare (il controllo della vittima diventa pressoché totale, tanto da allontanarla il più possibile da amici e parenti. L’obiettivo è quello di diventare l’unica fonte in grado di influenzarla).

Altre modalità di gaslighting molto comuni includono il minimizzare l’importanza dei sentimenti delle loro vittime (“ora sicuramente comincerai a piangerti addosso”), raccontare alle vittime che le persone sparlano alle loro spalle (“non sono poche le persone che pensano che tu sia cattiva”), dire qualcosa alle vittime per poi smentirlo subito dopo (“non ho mai detto una cosa del genere, devi averlo immaginato”), insinuare che non si è mai stati in un certo posto anche se non è vero (“non ho la benché minima idea di come sia nemmeno fatto il posto di cui parli”).

Esistono 3 principali categorie di gaslighter:

  • L’adulatore: la manipolazione messa in atto alterna lunghi momenti di corteggiamento intenso, lusinghe, attenzioni a prolungati silenzi, a volte anche di natura ostile;
  • Il bravo ragazzo: apparentemente quello che è importante è solo il bene della vittima, ma è invece il tornaconto personale l’obiettivo principale.
  • L’intimidatore: è in un certo senso il più autentico perché non si nasconde dietro maschere di nessun tipo. Il comportamento è palesemente aggressivo e la vittima si trova all’interno di un vortice di sarcasmo, rimproveri e svalutazioni costanti.

L’origine del gaslighting

I manipolatori esperti sanno esattamente come far perdere il controllo alle loro vittime, poiché ne conoscono benissimo i punti deboli e li usano contro di loro. Numerose ricerche psicologiche e l’esperienza clinica di tanti professionisti hanno evidenziato che, molto spesso, le persone affette da Disturbo Narcisistico di personalità e da Disturbo Antisociale di personalità utilizzano le tattiche sopra descritte per sminuire le loro vittime: in particolare, gli antisociali sono spesso bugiardi sopraffini e possono risultare decisamente ammalianti, tanto da portare le vittime delle loro azioni a mettere in dubbio il proprio ruolo di vittima, mentre i narcisisti tentano di soddisfare il loro patologico bisogno di costante affermazione e ammirazione facendo sì che persone più vulnerabili diventino emotivamente dipendenti da loro e assicurandosi di avere sempre a portata di mano una persona che gli ricordi la loro grandezza.

Nonostante possa essere facile ridurre tale comportamento tossico a una cattiveria implicita del perpetratore, non si nasce gaslighter. Questo atteggiamento è infatti un prodotto dell’apprendimento sociale: i soggetti che utilizzano tali strategie molto probabilmente ne hanno fatto direttamente esperienza nel corso della loro vita e, nella maggior parte dei casi, ne sono stati a loro volta vittime. Tutto l’impianto relazionale, volto a far mantenere al gaslighter una posizione di potere, è in funzione di una sorta di autoglorificazione di sé in cui, molto spesso, non è prevista la minima empatia per la vittima. I gaslighter non sono neanche consapevoli che stanno mettendo in atto un comportamento manipolatorio e si definiscono semplicemente persone troppo “schiette”.

Uscire dal circolo vizioso del gaslighting

Il gaslighting è un fenomeno molto diffuso, nonostante non sia sufficientemente conosciuto. Le ricerche indicano che la maggior parte delle persone sono state vittime di gaslighting a un certo punto della loro vita. Ritiro sociale, ansia, depressione, sintomi psicotici, fino alla strutturazione di un vero e proprio trauma, sono gli effetti potenziali dovuti a questo tipo di manipolazione. È dunque importante saper individuare e riconoscere questi atteggiamenti tossici così da bloccarli sul nascere e minimizzare l’importante impatto psicologico che questi possano avere.

Il primo passo per cercare di uscire dal circolo vizioso e doloroso del gaslighting è ammettere che si è vittima della propria relazione. Successivamente sarebbe opportuno contattare uno specialista, come uno psicologo o uno psicoterapeuta, che possa aiutare a districare la complessa matassa di dubbi e paure che si è consolidata nell’arco della relazione, rafforzando al tempo stesso le abilità di coping necessarie a far fronte a questi spiacevoli sentimenti. Avendo ritrovato un senso di autoefficacia e di autostima, le vittime di gaslighting potranno dunque rendersi conto che non hanno bisogno di qualcun altro che validi la loro percezione della realtà, e che posseggono già le risorse per poter giudicare il mondo e le persone autonomamente.

Dott. Francesco Grappone

Psicologo e psicoterapeuta a Roma Prati